Sondaggio sulle intenzioni di voto in Italia: quando le cose non sono come sembrano

Pubblicato il 7 ottobre 2023 alle ore 18:31

di PIERANTONIO LUTRELLI - Un recente sondaggio condotto da Euromedia Research per Porta a Porta del 3 ottobre scorso, rilanciato da La7, ha rivelato i dati sulle intenzioni di voto in Italia.  Vediamo nel dettaglio cosa – a parer mio - indica il grafico con i risultati delle intenzioni di voto che sono i seguenti:

 

- FDI: 28,0%

- PD: 19,4%

- M5S: 17,0%

- LEGA: 9,6%

- FI: 6,9%

- AZIONE: 4,1%

- ITALIA VIVA: 3,3%

- VERDI-SINISTRA: 3,0%

- +EUROPA: 2,5%

- PER L'ITALIA CON PARAGONE: 2,4%

 

Non vi è dubbio che gli ultimi anni il leaderismo esasperato all’interno dei partiti ha portato alla personificazione degli stessi, legando inevitabilmente il proprio destino a colui o colei che ne guida le sorti. Giocoforza sono i segretari che nel bene o nel male influiscono sul gradimento e sui sondaggi. Volendo fare una panoramica dello stato di salute dei partiti, tutta personale - sondaggio a parte – non posso prescindere dal fare una premessa: nel sondaggio in questione il 40% del campione individuato ha preferito non esprimersi. Una buona minoranza qualificata degli italiani non sa per chi votare, o peggio, se andare a votare. Avere il l’X% tra il 60% degli italiani è a mio avviso poca cosa. Soprattutto quando si parla di una sola cifra. Eppure, la retorica autoreferenziale ci fa ascoltare frasi come “gli elettori hanno scelto il cambiamento” oppure “gli elettori ci hanno premiato”. Quasi sempre parliamo della minoranza degli elettori totali. Di vittorie nette a furor di popolo ne ho viste solo due negli ultimi anni: quella di Zaia in Veneto e di De Luca in Campania. Due governatori con maggioranze solide tali da assorbire anche sacche di astensionismo. Iniziando dal Movimento 5 stelle, saldamente al terzo posto nel Paese, seppur ben lontano dal 32% delle Politiche del 2018, va detto che Conte che da tempo corre sulla corsia di sorpasso in attesa di soffiare al Pd di Elly Schlein il secondo posto nell’arco costituzionale dietro Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni che è ancorata al primo posto, e – sempre stando al sondaggio – è a capo della coalizione di centrodestra con il 44,5% del 60% dei voti sul campione intervistato. Ovvio che i sondaggi sono indicativi e lungi da me non voler attribuire agli stessi un valore scientifico, però andrei piano nelle valutazioni assolute. Tornando a Conte e Schlein, su molti temi non vedo differenze anche se, a ragion del vero all’interno del Pd molti esponenti non radicali accettano la linea senza condividerla. Perché si sa che il segretario fa le liste. Sempre il segretario designa ministri e sottosegretari nei governi a larghe intese, che a volte piombano quasi apparentemente come un fulmine a ciel sereno sulla legislatura. La sensazione è che Fratelli d’Italia cresca erodendo classe dirigente a vari livelli ad altri partiti di centrodestra. La segretaria che fa la premier, Giorgia Meloni, è identificata come unico volto del partito. Inimmaginabile un’altra performance uguale senza di lei nel futuro. Forza Italia senza Berlusconi ne continua il ricordo con gigantografie, ologrammi e tanto di cognome nel simbolo. A Paestum abbiamo assistito a selfie di militanti con la sua gigantografia mentre si è registrata una scarsa richiesta di selfie con i dirigenti presenti. Della serie Silvio è ancora una spanna avanti a tutti. Italia viva è praticamente solo Matteo Renzi. Il piccolo partito di centro sopravvive grazie a lui. È proprio l’ex premier toscano ad averlo inventato a sua immagine. Eppure, televisivamente fa più audience di chi prende più voti di lui. Azione invece, a mio avviso senza Calenda potrebbe addirittura migliorare. Vedrei bene alla guida Mara Carfagna. È mediatica al punto giusto ed è capace di dialogare con il Sud e con le donne. La Lega ha una leadership con Salvini più debole che mai. Non vorrei essere nei suoi panni al solo pensiero che alle prossime Europee di giugno 2024 nel tabellone comparativo con il 2019 avrà un bel segno meno davanti rispetto al 34% ottenuto quattro anni e mezzo fa.