Gianni Rivera: dall'attacco alla Difesa

Pubblicato il 13 ottobre 2023 alle ore 01:06

Un mito vivente del calcio italiano prestato alla politica 

 

di PIERANTONIO LUTRELLI - Gianni Rivera, il grande giocatore del Milan e della nazionale italiana, è una leggenda vivente del calcio italiano. Ha giocato nei rossoneri dal 1960 al 1979 anno in cui vinse lo scudetto della stella con l’allenatore Nils Liedholm. Nato ad Alessandria il 18 agosto 1943 ha da poco compiuto 80 anni. Cresciuto nell'oratorio di Alessandria, per questa ragione venne soprannominato "l'abatino" dal grande giornalista Gianni Brera. Rivera, vero "golden boy" del calcio anni 60-70 ha lasciato un'impronta indelebile nel calcio con la sua carriera di successi e il suo talento unico. Nel 1969, è stato il primo calciatore italiano ad aver conquistato il prestigioso Pallone d'Oro, riconoscimento riservato al miglior calciatore dell'anno. Con il Milan, Rivera ha vinto tutto: tre scudetti, quattro Coppe Italia, due Coppe dei Campioni, due Coppe delle Coppe ed un'Intercontinentale. Con la nazionale italiana divenne Campione d'Europa nel 1968 e secondo ai Mondiali del 1970, contro il Brasile di Pelé che ci battè 4-1. In quel Mondiale Rivera è stato il 12^ giocatore, (ruolo che solitamente si dà idealmente al pubblico): la formazione che scendeva in campo dall'inizio era composta da Albertosi, Burgnich, Facchetti, Bertini, Rosato, Cera, Domenghini, Mazzola, Boninsegna, De Sisti e Riva. Rivera sempre pronto a subentrare nel secondo tempo. Quello con l’allenatore Ferruccio Valcareggi fu un rapporto a tratti tormentato. Solitamente lo utilizzava in staffetta con l’interista Sandro Mazzola.Tra i due grandi campioni c’era un’accesa rivalità che dai derby di San Siro fini inevitabilmente anche in nazionale. Valcareggi, sgombrando il campo da equivoci, è proprio il caso di dirlo, da subito precisò che i due non avrebbero mai potuto giocare insieme. Dalla decisione di alternarli un tempo ciascuno nacque così la celebre staffetta. Ma in quella finale staffetta non fu. Accadde invece qualcosa di clamoroso: Rivera fu impiegato soltanto nei 6 minuti finali. Ne nacquero polemiche accesissime. L’Italia divisa in due. Tra mazzoliani e riveriani. Anche se quel mondiale verrà associato per sempre a Rivera autore del mitico goal del 4-3 contro nel corso della semifinale contro la Germania, marcando la rete al 43º minuto dei tempi supplementari, che garantì all'Italia il pass per la finale a Città del Messico. Ma la carriera di Rivera non si è limitata al campo da gioco. Dopo il ritiro, ha avuto una seconda vita nel mondo del calcio come dirigente del Milan, di cui è stato il vicepresidente. Ma la sua influenza si è estesa anche in politica, dove ha ricoperto l’incarico di deputato dal 1987 al 2001. Quattro legislature in 14 anni. Nell’ultima esperienza parlamentale ha ricoperto anche il ruolo sottosegretario alla Difesa nei governi di Prodi e D'Alema. Nel 2005 è subentrato a Mercedes Bresso al Parlamento europeo terminando la legislatura nel 2009. Tanti i partiti politici di Rivera, tutti nell’orbita di centro e centrosinistra. Non ha mai legato con Berlusconi, tanto che rispetto a Forza Italia Gianni è stato sempre dall’altra parte. Nonostante la sua personalità schiva, Rivera è un personaggio carismatico che ha lasciato un segno incommensurabile nel mondo del calcio. Era un fuoriclasse. La sua abilità nel dribbling in un gioco che sicuramente era più lento a quei tempi rispetto ad oggi, la grande tecnica e padronanza con la palla, la sua visione di gioco, la capacità di far goal, lo stile raffinato e la sua presenza longeva lo hanno reso un giocatore straordinario e amato da tutti i tifosi.

 

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